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410 ATTO TERZO
Qual l’oggetto esser può, che il mio destino

Mi facesse obliar?
Florante.   Il gran Rinaldo
Esser quello potria.
Armelinda.   Rinaldo? Oh cieli!
Il nemico più fier del padre mio?
Quel che mi vinse? Che cattiva seco
Mi condusse fra lacci? Amar Rinaldo?
Il superbo? L’audace? Ah! pria la morte
Amar saprei, che un sì funesto oggetto.
Florante. (Opportuno è quest’odio). (a parte
Armelinda.   (Io molto spero,
Se mi crede costui). (a parte
Florante.   Ma qui fu detto,
Che Armelinda languia presso Rinaldo;
E che Rinaldo, d’Armelinda acceso,
Delirava per lei.
Armelinda.   Perfidi! Indegni!
Chi fe’ quest’onta all’onor mio? Fra quanti
Insulti il mio destin soffrir mi fece,
Questo, questo è il maggior.
Florante.   Facil s’imprime
Nella mente del volgo il rio concetto;
Ma riparar difficile non fora
Vostra fama però.
Armelinda.   Come? In qual guisa?
Additatemi voi, Fiorante, il modo
Di strugger questa obbrobriosa macchia
Fatta al decoro mio.
Florante.   Contro Rinaldo
Dichiararvi convien. Di Carlo in faccia
Aggravate l’audace.
Armelinda.   Ah! questo è il modo
Di peggiorar la sorte mia.
Florante.   Ma il modo