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412 ATTO TERZO
Tai son le accuse, e i testimon son tali,

Ch’egli reo comparisce. Un altro forse
Condannato l’avria sui forti indizi
Della sua reità; Carlo non vuole
Della vita arbitrar d’un Paladino,
Benchè farlo potria. Vo’ che il Consiglio
Esamini le colpe e le difese
Di Rinaldo accusato. Io l’amo, io peno
Nel doverlo trattar qual mio nemico.
Ma non posso altrimenti il mio decoro
In faccia al mondo sostener. Lo spero
Innocente, e lo bramo. Al gran confronto
Venga, si scolpi, e fralle braccia allora
Lo stringerò.
Orlando.   Ma nel Consiglio, o Sire,
Egli ha troppi nemici. Ah! voi potreste
Prima solo ascoltarlo.
Carlo.   Ed a qual fine?
Orlando. Più libero così potrà Rinaldo
Parlar col suo Signor. Forse appagato
Resterete da lui. Io ve ne priego
Per tutto ciò che di più sagro è in cielo,
Ascoltate Rinaldo. Ecco che giunge
L infelice sua sposa. (va ad incontrar Clarice che viene

SCENA III.

Clarice e detti.

Orlando.   Alle mie preci

Aggiungnete le vostre, sventurata,
Deplorabil signora. Al Re chiedete
Colle lagrime vostre il don pietoso
D’udir Rinaldo. Ei lo farà; venite,
Prostratevi al suo piè.