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422 | ATTO TERZO |
Dall’invidia degli empi. Addio, Florante;
M’intendete, già il so. Tremate forse
Nel vostro cuor. A rivederci, amico,
Nel Consiglio di guerra. (parte1
Florante. Or sì, che tutta
L’arte ci vuol, per superar gli effetti
Del terror, del spavento. Oh Dei! Qual astro
Rinaldo favorì? Come sì tosto
Cangiò di Carlo il cor? Ah! lo previdi!
Gano non fu bastante ad impedire
Il funesto colloquio. Or che faremo
Nel periglio in cui siamo? Il mio germano
Trovisi almen... (in atto di partire
SCENA VIII.
Ruggiero e detto.
Favellarvi degg’io.
Florante. Voi pur, Ruggiero,
Libero siete ancor?
Ruggiero. Mercè il Monarca
Che mi trasse da’ ceppi, e il brando mio
Tornommi al fianco.
Florante. Io ne son lieto, e godo
Della vostra fortuna.
Ruggiero. Ed io più godo
D’avervi tosto rinvenuto.
Florante. Ho forse
Da impiegarmi per voi?
Ruggiero. Senz’altro.
- ↑ Manca questa didascalia nelle edizioni del Settecento, ma Rinaldo fa poi ritorno nella scena IX.