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438 ATTO QUARTO
Che stringono il mio cor. Deh, voglia il fato,

Che il vero alfin si scopra; e il traditore,
Qualunque sia, tolga col sangue indegno
Il funesto contrasto alla mia pace.
(entra nella tenda, servito dalle guardie
Florante. Seguitemi, Armelinda; io vi sperai
Più franca innanzi al Re.
Armelinda.   Ma voi vorreste
Espormi al gran periglio, indi fors’anco,
Invece di mercè, scorno recarmi:
Di ciò temo, Fiorante.
Florante.   Ah! di mia fede
Vi fidate sì poco?
Armelinda.   Io non ho prove
Di vostra fè, che bastino al mio cuore.
Florante. Che vorreste di più?
Armelinda.   Qui non è loco
Di favellar di ciò; ne parleremo
Meglio alla tenda vostra. (Un foglio
Vogl’io dalla sua man scritto). (a parte
Florante.   Sì, cara,
Tutto farò per voi. Che non farei
Per sì bella conquista? (E pel desio
Di veder rovinato il mio nemico). (a parte
Armelinda. (Questa volta, fellon, se tu mi credi,
Sei nel laccio caduto. Un traditore
Lice schernir co’ tradimenti ancora).
(a parte; siegue Fiorante

SCENA VI.

Gano e soldati.

Gano. Seguite, amici, i passi miei. Venite

Fra quest’ombre a celarvi; indi a un mio cenno
Rapidi uscite, e chiunque rinvenite