Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1926, XXIII.djvu/451

Da Wikisource.

RINALDO DI MONT'ALBANO 447
Io le accordo l’accesso.

(Orlando accenna che Clarice entri
Gano.   (Orlando, Orlando,
Sopravviverai poco al tuo germano). (a parte

SCENA II.

Clarice e detti.

Clarice. Ecco, Signor, un’altra volta a’ piedi

Del clemente suo Re, mesta Clarice
A dimandar pietà. So che giustizia
Invano chiederei, non perchè giusto
Carlo non sia, ma perchè i rei ministri
Hanno saputo alla virtude e al vizio
Spoglie cangiar, cangiar aspetto. Alfine
Io vi priego, Signor, per un vassallo
A cui molto dovete, e a cui la Francia
Molto ancora dovrà, se rammentate
Siano le imprese sue. Siete tradito,
Lo confesso, mio Re; ma il traditore,
No, Rinaldo non è, non è Ruggiero,
Che v’insidia, Signor: volgete il guardo,
Gano mirate, e il suo german Fiorante:
Essi sono i fellon, i traditori.
Sono questi, lo giuro; esaminate
Con meno sdegno e più cautela il fatto,
Scoprirete l’arcano. Io donna sono,
E son moglie e son madre; il so, non merto
Fede da voi; ma dubitate almeno
Della mia fedeltà: non condannate
Di mendace il mio labbro: esser potrebbe,
Che parlassero i Dei colla mia voce:
Nè la prima sarei donna felice
Che ai monarchi salvata abbia la vita.