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44 ATTO SECONDO
Troppo ingiusto costume! Ella ch’è cieca,

Belisario, se puote, oggi difenda
Dal braccio mio. Io gli destino un colpo
Che gli trarrà quell’empio cor dal petto.

SCENA X.

Giustiniano e detti.

Giustiniano. Come! Non sei tra’lacci? Ancor tu godi

Della tua libertà? Di Belisario
La soverchia pietade omai mi spiace1,
Chè il lasciar impunito un deliquente
Spesse volte è cagion d’altri delitti.
Questa è la prima volta ch’io m’oppongo
A Belisario; e s’ei ti vuole assolto,
Io ti condanno.
Teodora.   Cesare, rammenta
Chi egli è...
Giustiniano.   Lo sturbator della mia pace;
Un superbo, un ingrato, e perciò deve
La sua pena servir d’esempio altrui.
Filippo. Facciasi il tuo voler. Dure catene,
Prigion, tormenti e morte a me destina.
D’un delitto son reo, nè già l’ascondo.
Nemico son di Belisario; e questo
Colpevole mi rende; e pur dovrebbe
L’odiar un traditor dirsi virtude.
Giustiniano. Che dici? Un traditor?
Filippo.   Sì, Belisario
È un traditor; lo sosterrò.
Giustiniano.   Raffrena
La sacrilega lingua. Ha un’alma in seno
Ch’è d’incorrotta fè nido costante.

  1. Nel testo c’è qui il punto fermo.