Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1926, XXIII.djvu/45

Da Wikisource.

BELISARIO 43

SCENA IX.

Teodora e Filippo.

Filippo. Tanto non fuggirai, ch’io non ti giunga.

Teodora. Arresta il passo. A miglior uopo il cielo
Mandar non ti potea. Gran cose io deggio
Palesarti, o Filippo. Oggi l’onore
Di Teodora si tenta. (In questo punto
S’incominci la mia fiera vendetta). (da sè
Filippo. Tant’audacia in un cor? E chi esser puote
L’empio profanator del tuo decoro?
Teodora. Odi, e stupisci. Belisario è l’empio
Che ardì, folle, tentar la mia costanza.
Filippo. Egli Antonia adorava, or come in petto
Nuova fiamma nodrisce?
Teodora.   Un empio core
Ch’è già avvezzo ai delitti, orror non sente
Nel replicar le colpe: egli che puote
Arder d’indegno foco, ancor potrebbe
Amar due donne, o pur tradirle entrambe.
Filippo. Ma tu che pensi far?
Teodora.   Fiera vendetta
Contro un vili traditor, e col suo sangue
Lavar l’orrida colpa.
Filippo.   Il braccio mio
T’offro alla giusta impresa. E temp’omai
Che questo sole orgoglioso ecclissi.
Teodora. Tu che de’ miei grand’avi hai pur nel seno
Il regio sangue, ah! non lasciar che impune
Vada chi tanto Teodora offese.
Filippo. Cadrà quel disleal, lo giuro ai numi.
Misero Giustiniano! Apprenda, apprenda
A profonder più cauto i suoi tesori.
Oh inganno di chi regna! Oh di fortuna