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46 ATTO SECONDO
Teodora. Odi, sposo, signor, odi e stupisci.

Belisario infedel tentò sedurmi
Ad illeciti amplessi. Ardì l’audace
Di scoprirmi il suo foco.
Giustiniano.   Ah! un tanto eccesso
Creder non posso in Belisario. Ho prove
Tante della sua fè, che non mi resta
Luogo da dubitarne.
Teodora.   Io lo previdi
Che la cieca passion t’avria condotto
A giudicar la sposa tua mendace.
Credimi qual tu vuoi; se il delinquente
Non ardisci punir, saprò ben io
Con pubblica vendetta il mio decoro
A tempo risarcir. Farò col sangue
Pagar la pena al traditor vassallo.
Giustiniano. Facile troppo è l’ingannarsi, e l’occhio
Stesso talvolta a traveder conduce.
Un equivoco detto, o mal inteso
O mal interpretato, esser potrebbe
Causa d’un grand’error.
Teodora.   Leggi, e risolvi.
Il sacrilego foglio è a me diretto.
Belisario lo scrisse. In esso vedi
Ciò che creder negasti alle mie voci.
(Chi non sa finger, trionfar non speri). (da sè
Filippo. (Un foglio, v’è di più?) (da sè
Giustiniano.   Si legga. (Oh Dio!
La man mi trema; il labbro mio paventa.
Mi s’oscurano gli occhi, in mezzo al core
Un insolito orror nascer mi sento;
Superarlo convien; legger conviene)1
“Bella crudel, se il tuo rigor spietato

  1. Nel testo, solo le parole Oh Dio! si trovano fra parentesi.