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BELISARIO 47
“Mi condanna a morir, deh! lascia almeno,

“Che innanzi la mia morte imprimer possa
“Su tua destra gentile un umil bacio.
“Ama pur quel che ti destina il cielo;
“Ma giusto è ben, s’hai cor umano in petto,
“Che non nieghi ascoltar le mie querele;
“In ricompensa almen d’aver serbato
“Al tuo sposo felice e vita e pace,
“Ascoltami una volta e poi m’uccidi”.
Filippo. Or che dirai, signor?
Giustiniano.   T’accheta, e parti.
Teodora. Potrai più dubitar?
Giustiniano.   Lasciami solo.
Teodora. (Così paghi il superbo il mio disprezzo). (parte
Filippo. (Muoia così di cruda morte e infame). (parte

SCENA XI.

Giustiniano solo.

Belisario è che scrive? A Teodora

Questo foglio è diretto? Io non lo credo.
O Teodora è ingannata, oppur m’inganna.
Ei scrive, è ver; ma di Teodora il nome
Qui non vegg’io. Ad altra donna il foglio
Inviato ha forse Belisario amante.
Cotanta fellonia nel di lui seno
Temer non posso. Ma quel pianto amaro
Di Teodora sarà dunque un inganno?
Empia troppo sarebbe e troppo cruda.
Sposa è colei cui va diretto il foglio,
Ed allo sposo suo salvò la vita
Belisario, e la pace? Ah! che pur troppo
Parla di lei, parla di me l’indegno.
Sì, lo sposo son io. Barbaro, infido,