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492 ATTO SECONDO
Ora de’ miei sospir1 raccolgo il frutto.

Enrico. Ah Leonzio crudel! Così tradite (piano a Leonzio
Il vostro Re? Voi stesso? Il vostro sangue?
Questo soglio serbato era a Matilde;
Voi perdete così...
Leonzio.   Sire, pensate (piano ad Enrico
Meglio alla vostra gloria. Se negate
Di Ruggiero eseguir la data legge,
Tutta perdete la ragion del trono. (si scosta
Enrico. (Legge troppo crudel!)
Ormondo.   (Sembra confuso
Questo novello Re). (piano a Riccardo
Riccardo.   (Spesso la gioia,
Quand’è improvvisa, l’anime confonde)2.
Costanza. Deh fate almen che il labbro m’assicuri
Della sincerità di queste note.
Non dubito di voi, caro, ma dolce3
Sarebbe all’alma mia sentir voi stesso
Col bel labbro ridir: Costanza, io t'amo.
Enrico. Altre cure per or m’occupan troppo.
Tempo verrà... (Ma che dirò? Che penso?...
Che risolvi, mio cor?... Fingasi affetto;
Stabiliscasi il regno, indi la forza
Vendicherà quest’ingiustizia).
Costanza.   Ah Sire,
Che vuol dir quel silenzio? Ah non tenete
Più sospesa così l’anima amante
Di chi langue per voi. Pentito forse
Siete voi della fè che a me giuraste?

  1. Bett.: del mio sperar.
  2. Bett.: Spesso confonde — Una grande allegrezza ì cuor più saldi.
  3. Bett.: Deh fale almen che il vostro labro esprima — La bontà che per me chiudete in seno. — Certo, di Vostra fè mi rende il foglio: — Non pavento di voi, ma un bel conforto ecc.