Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1926, XXIII.djvu/508

Da Wikisource.
504 ATTO TERZO
Pria di darmi la destra? Abbiate almeno

Compassione per me, se non affetto.
Fatemi uscir da sì cruda incertezza1.
Matilde. Sento, nè so perchè, tremarmi il core:
Sento il sangue gelarsi, e innanzi agli occhi
Parmi un velo tener, che m’impedisca
A discerner gli oggetti. In tale stato
Un soave riposo mi potrebbe
Un conforto arrecar2.
Ormondo.   Andianne, o cara,
Sulle morbide piume; io pur ti3 seguo.
Matilde. Deh signor, se mi amate, in questa prima
Ora, in cui son vostra compagna e serva,
Concedete il favor che umil vi chiedo;
E se pena vi costa, il merto vostro
Meco sarà maggior.
Ormondo.   Voi mia sovrana,
Voi mia sposa e mia dea, chiedete; io tutto,
Tutto farò per voi.
Matilde.   Per questa notte
Deh lasciatemi sola.
Ormondo.   Ah con qual pena
Obbedirvi degg’io! Ma giusti Numi!
Son io forse cagion del vostro affanno?
Matilde. No; ma spero da quiete il mio conforto.
Ormondo. Grande sventura mia! Soffrirò dunque
Questo nuovo dolor?4 Ma voi soffrite
Ch’io v’accompagni almen sino alle vostre
Paterne stanze.
Matilde.   Ricusar nol deggio.
Partirete voi tosto?
Ormondo.   Ah sì, crudele,

  1. In luogo di questo verso, si legge nell’ed. Bett.: Ditemi la cagion del dolor vostro
  2. Bett.: Il riposo potria solo recarmi — Qualche lieve conforto.
  3. Bett.: vi.
  4. Nell’ed. Bett. c’è il punto fermo.