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ENRICO 527
Egli muor senza figli. Io son il primo

Figlio d’un suo germano, ed ho bisogno
Della sua volontà per gire al trono?1
Per esser voi gran cancellier del regno
Mal mostrate saper le leggi nostre.
Leonzio. Le so meglio di voi. Passa ne’ figli
Questo regno da’ padri; e il Re che muore
Senza prole viril, può de’ nipoti
Lasciarlo a quel che più gli aggrada, quale
Può di suo patrimonio ognun disporre.
Potea Ruggiero far regnar don Pietro,
Escluder voi: noi fece; ed or rendete
Al donator tal ricompensa ingrata?
Enrico. Se Ruggiero il mio cor veduto avesse,
Altro avrebbe disposto. Ei non intese
Violentar il mio affetto. Un Re che dona,
Non è tiranno. Se don Pietro ardisse
Sue speranze fondar sul mio rifiuto,
Decideria questa gran lite un ferro.
Leonzio. Fate ciò che v’aggrada. In avvenire
Noia non vi daranno i miei consigli.
Pur, se qualche mercè merta il mio zelo
Reo per troppo fervor, chiedovi, o Sire,
La libertà d’Ormondo.
Enrico.   Io voglio darvi
Prove di mia clemenza. Egli dimane
Avrà la libertà.
Leonzio.   Clemenza intera
Fora il dargliela tosto.
Enrico.   Un giorno solo
Non è pena che opprima.
Leonzio.   È tal che basta
La fama ad oscurar.

  1. Segue nell’ed. Bett.: E voi cotanta debolezza aveste — Che soggettarmi a questa legge ingiusta? (sic) — Per esser voi ecc.