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Bellisario. Ed io morrò prima d’amarti, in questo

Fermo pensier son risoluto. Addio. (parte
Teodora. Va, superbo, e ti vanta aver deluso
Di Teodora l’amor, che già per poco
Tu fastoso n’andrai. Tale vendetta
Giuro di far sovra il fellone ingrato,
Ch’eterna resti la memoria al Mondo,
E apprendano così gli Uomini tutti,
Ad essere più grati, o men superbi.

SCENA V1.

Camera.

Antonia sola.

Consolati, mio cuor, ch’è giunto al fine

Colui che d’ogni doglia, e d’ogni affanno
Levar ti può. Ma oh Dio! cotanto ei tarda!
Ed io dovrò soffrir tanta lentezza?
Altro sogno d’Amore io richiedevo,
Bellisario, da te. Ma no, che a torto
Di te mi lagno, remora a’ tuoi passi
Saran gli abbracciamenti, e i lieti offici
Di Giustinian, del popol tutto, a tanta
Virtù dovuti. Oggi fra tanti e tanti,
Che tributan gli ossequj al gran’Eroe ecc.
.     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     
Belisario, mio ben, la più fedele
Tenera Amante, umil t’adora e bacia.
(Bacia il Ritratto, in questo

  1. Corrisponde a una parte della sc. VI.