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Antonia. (Aita, o giusti Dei!)

Narsete.   Col mio brando (impugna
Questa Donna difendo, e la mia vita.
Filippo. Cadrai, fellon.
Narsete.   Non mi spaventi,
a 2.   All’armi, (si battono
Antonia. Raccomando alla fugga (sic) il mio decoro.
(parte correndo
Narsete. Sorte crudel. (cade
Filippo.   Cadesti alfin... Ma dove
Dov’è Antonia, il mio ben? ah che fuggita
Se n’è per la foresta. Io già la sieguo. (parte
Narsete. Fugge Filippo, e più non vedo Antonia?
Difendetela voi, Numi del Cielo,
Ch’io dietro volo al suo nemico indegno,
Risoluto di farne aspra vendetta. (parte

SCENA II1.

Camerone con Tavolino e Sedia.

Giustiniano solo al Tavolino scrivendo.

Resti privo degli occhi. Oimè, che scrivo?

Sarà privo di luce il Sol di Grecia? ecc.
.     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     
...Di Teodora mia Sposa. Oh troppo indegna
La pietà fora all’Imperial decoro.
Peran dunque quegli occhi... Oh Dio, che trema
La man, nè segnar puote il fatal foglio.
Bellisario peccò. Ma finalmente (si leva
Ei peccò per amor. Basti per pena
Del comesso error la sua vergogna (sic).
Umiliato al mio piè chiegga perdono,

  1. Corrisponde alla parte maggiore della sc. III del 4. atto.