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64 ATTO TERZO

SCENA XII.

Giustiniano e Belisario che dorme.

Giustiniano. Dorme qui Belisario? In lieti sonni

Passa l’ore tranquille? Ah! questo è un segno
Dell’innocenza sua; chè un’alma rea
Fra i rimorsi e il timor posa non trova.
Innocente il mio cor ancor lo crede
D’ogni sospetto ad onta; e se non fosse
Di Teodora il rigor, l’avrebbe assolto.
Misero Belisario! Or ch’egli dorme,
Permettasi al mio cor, che l’ama ancora,
Questo sfogo d’amor. (vuol abbracciarlo) Ma che rimiro?
Di Teodora l’effigie? Innanzi a gli occhi
Belisario la serba e la vagheggia?
Che più veder poss’io? Ecco il più certo
Verace testimon del suo delitto. (leva il ritratto
Perdonami, Teodora, se accecato
Dall’amor di costui fede a’ tuoi detti
Sì tosto non prestai qual io dovea.
Belisario infedel! (lo scuote
Belisario.   Chi mi risveglia? (s’alza
Cesare quivi? oh dei! signor, perdona
La violenza del sonno. Ad obbedirti
Pronto son io; sì, partirò, ma prima
Ah! dimmi per pietà...
Giustiniano.   Perfido, è vano
Studiar menzogne a colorir tuoi falli.
Più cauto esser dovevi; il tuo delitto
Fece l’accusa tua. Sì, vidi io stesso
Ciò che men mi credea; ciò che sin ora
Sol dubitai. Or che il tuo fallo è certo,
Certa fia la tua pena.
Belisario.   Oh dei! che dici?
Scopristi in me...