Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1926, XXIII.djvu/67

Da Wikisource.

BELISARIO 65
Giustiniano.   Sì, traditor, scopersi

Il più nero delitto, e il più inumano
Tradimento vid’io.
Belisario.   (M’assista il cielo). (da sè
Giustiniano. Scordati del mio amor, ch’io già mi scordo
Di te; se non che mi sovvien d’averti1
Ingiustamente e ciecamente amato.
Belisario.   Son pur quell’io...
Giustiniano. Sì, quel tu sei che seppe
Giustiniano tradir; che con indegno
Amor rese macchiato il mio decoro.
Belisario.   Di qual amor favelli?
Giustiniano. Indegno! Io parlo
Di quel con cui tu m’offendesti. Osserva.
Parlo di questo amor. Perfido, dimmi,
Conosci tu questo ritratto?
Belisario.   Parmi
Di Teodora l’effigie.
Giustiniano.   Audace, e ardisci
Vagheggiarla, adorarla e innanzi agli occhi
Tenerla allor che tu li chiudi al sonno?
Belisario. Io? t’inganni.
Giustiniano.   Tu sei l’ingannatore.
Ma giuro a tutti della Grecia i numi,
Tal la pena sarà qual fu la colpa.
Belisario. Senti, signor...
Giustiniano.   Non più; già troppo intesi.
Belisario. Dell’innocenza mia...
Giustiniano.   Tu l’hai macchiata.
Belisario. Per quella fè...
Giustiniano.   Che fè? Sei disleale.
Belisario. Almen per l’amor tuo...
Giustiniano.   Cangiato è in odio.

  1. Così nel testo.