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72 ATTO QUARTO

SCENA III.

GIUSTINIANO con seguito di guardie che illuminano la sala.

Giustiniano. Qual tumulto? Qual gente? Il regio tetto

S’insulta ancor? Tosto, miei fidi, andate;
Si scoprano i ribelli, e spargan tutti
L’infame sangue. Premierò chi meglio
Eseguire saprà le mie vendette.
(partono le guardie a riserva di quattro
Ah! quai minaccie, quai sinistri eventi
Si preparan dal fato a questo impero?
Il sostegno miglior, la più sicura
Difesa mia con Belisario ho persa.
Infedel, traditor! Chi mai supposto
L’avria di ciò capace? Altrui creduto
No, non l’avrei. Ma vidi io stesso, io vidi
Di Teodora il ritratto innanzi agli occhi
Del disleal. Sì, sì, giusto è il decreto:
Resti privo degli occhi. Ohimè! che scrissi?
Sarà privo di luce il sol di Grecia?
Senz’occhi lui che mirò sempre al punto
Della grandezza mia? Cieco colui
Che ovunque scorse, seminò splendori?
Sì, sì, quegli occhi fur che troppo arditi
Volsero indegni sguardi al regio volto
Di Teodora mia sposa. Or la pietade
Ingiuriosa fora al mio decoro.
Peran dunque quegli occhi. Oh Dio! qual prova
Fiera angustia il mio cor? Da mille bocche
Odo rimproverarmi, e me crudele
Odo chiamar e il mio dolore ingiusto!
Belisario peccò. Ma finalmente
Ei peccò per amor. Basti per pena
Dell’incauto suo cor la sua vergogna.