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LA PERUVIANA 269
Rollino. Non lo chiedete a me, perchè non me n’intendo.

Bello è quel che mi piace, e la ragion non rendo.
Più assai d’una signora, più assai d’una regina,
Per me degna d’amore mi par la contadina;
Mentre se in lei non trovo gran vezzi e gran bellezza.
Posso sperar almeno men arte e più schiettezza, parie

SCENA IV.

Pierotto solo.

Rollin, tu sei mal pratico: anche le contadine

Hanno la lor malizia, quant’han le cittadine.
Manca il comodo loro, non manca l’intenzione.
A chi non le ha provate, sembran discrete e buone.
Io che per mia disgrazia già ne ho provate due,
So che la contadina sa far le parti sue.
Del voglio e del non voglio anch’esse san l’usanza.
Dell’altre han meno stimoli, ma ancor meno creanza.
Gran strepito d’intorno, gran calpestio si sente,
Convien dir che vi sia davver di molta gente.
Vederei volentieri... Ma Deterville m’ha detto
Che qui l’aspetti, e in collera andrà, se non l’aspetto.
È tanto il buon signore; disgustar non lo voglio.
Di me si fida; aperto mi ha consegnato un foglio.
Nol mostrerei ad altri per cento mila franchi,
Ma se da me lo leggo, non si dirà ch’io manchi.
Non lo dirò a nessuno, nessun non lo saprà,
Son sol; posso appagare la mia curiosità. legge
Carissimo Cognato... è Rigadon, che scrive.
Pria che a codesta villa il Peruviano arrive.
Vi avviso che in Parigi poco fa l' ho veduto.
Vi avviso d’un arcano or or da me saputo.
Aza in Madrid s’accese di femmina Spagnuola,
Ed or conduce seco il padre e la figliuola.