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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1927, XXIV.djvu/462

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458 ATTO TERZO
Machmut. Alì, Tamas, io deggio a Fatima la vita.

Ella il mio sen difese contro il nemico altero;
Osman volea ferirmi, Osman va prigioniero:
E la pietà che ad essa ho per dover usata,
Da lei, per sua virtude, fu ben ricompensata.
Alì. Grazie ai Dei, che mi diero simile sposa in dono.
Tamas. Fatima, egli è ormai tempo, ch’io chieda a te il perdono.
Te lo domando in faccia al genitore amante,
In faccia del tuo sposo, lo chiedo a te dinante.
So che tradii me stesso nel1 non curar quel core,
Ch’è il centro di virtude, l’idea del vero amore.
Le voci tue pietose, le luci tue leggiadre.
Mi preservar la vita, ora mi salvi il padre.
I benefizi usati in mio favor rammento;
So che fui teco ingrato, a mio rossor mi pento.
Degna tu sei d’amore; più amarti a me non lice;
Godi col fido amico, vivi con lui felice.
(sopraggiunge2 Ircana In disparte
Dell’abbandono ingrato scusami, o bella, appieno:
Fra noi, se non amore, regni amicizia almeno.
Quel che mi parve un giorno per te sentire affetto,
Ora per te diviene giustissimo rispetto.
E tu, poiché mi amasti con saggio amor pudico,
Scordati d’ogni insulto in grazia dell’amico.
So che da te nol merto, so che un ingrato io sono,
Ma ai miei trascorsi aspetto dal tuo bel cuor perdono.
Fatima. (Tal importuno assalto non mi aspettava al 3 cuore).
Machmut. (Questa virtù mi piace).
Alì.   (Tamas è un uom d’onore).
Ircana. Via; Fatima pietosa alfin s’arrenda, e ceda;
A chi la prega umile il suo perdoo conceda.
Le preci se non bastano di un giovane pentito,
Ascolti un padre amante, consigli un buon marito.

  1. Savioli, Zatta, ecc.: col.
  2. Savioli, Zatta ecc.: sopraggiungendo.
  3. Savioli, Zatta ecc.: Il.