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514 ATTO PRIMO
Camur. Nè si vedrà mia figlia ardere a mio dispetto

Per gente sconosciuta di un vergognoso affetto.
Zadir. E quando ella cedesse alle lusinge ardita,
Vendicherò i miei torti a costo della vita.
D. Alonso. Le tue minacce insane, giovine sconsigliato.
Rendono il tuo furore ai benefizi ingrato.
Potrei col cenno mio farti veder qual sono,
Ma no, la libertade ti lascio, e ti perdono.
Alonso in me rispetta; Alonso è che t’insegna
La pietà, la virtude che fra di voi non regna.
Itene al destin vostro: tu per l’amabil figlia, (a Camur
Prossima a miglior sorte, puoi serenar le ciglia.
Tu scordati per sempre dell’amoroso impegno:
Uomo alle selve nato è di quel core indegno.
Camur. Tu che la terra e il cielo eternamente allumi,
Splendidissimo Sole, nume primier fra i numi,
Salva il cor della figlia da insidiose trame,
O tronchisi da morte di vita sua lo stame. parte
Zadir. (L’arte conosco indegna del seduttor audace;
Ma invano ei si lusinga ch’io lo sopporti in pace.
Il don di libertade questa mia destra acccetta
Per far sull’inimico più barbara vendetta). parte

SCENA IV.

Don Alonso e Papadir1.

D. Alonso. Chi son que’ due selvaggi? (a Papadir

Papadir.   Il giovane è Zadir.
Camur chiamasi il vecchio.
D. Alonso.   Tu chi sei?
Papadir.   Papadir.
D. Alonso. Fra queste selve oscure qual è l’uffizio 2 vostro?
Papadir. Tutti un grado medesimo abbiam nel terren nostro.
Di provvida natura noi seguitiam la legge.

  1. Nell’ed. Pitteri è qoi stampato: Pappadir.
  2. Ed. Pitteri: offizio.