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534 ATTO SECONDO
Delmira.   A qual fine?

Zadir.   Gli adornamenti insani
Ti vuo’ levar; li voglio stracciar colle mie mani.
Così sbranar potessi quegli empi ad uno ad uno,
E dei perfidi in vita non rimanesse alcuno.
Delmira. Tanto furor? tant’ira? Deh ti rammenta alfine
Che agli oppressor fu imposto dalla pietà il confine.
La libertà che or godi, de’ tuoi nemici è un dono.
Per la clemenza usata libera teco io sono.
Merta la lor virtude che anche da noi lo sdegno
Veggasi alfin calmato.
Zadir.   Chiudi quel labbro indegno.
Veggo che i rei nemici per vanitade onori.
Perfida sei, spergiura. Paga la pena, e mori. (vuole ucciderla
Delmira. Soccorso.

SCENA VIII.

Camur e delti.

Camur.   Olà, spietato, dall’infierir t’arresta.

Qual furor ti trasporta? qual empietade è questa?
Contro la cara figlia perchè il tuo braccio è armato?
Ah! Delmira, il tuo cuore hai di viltà macchiato?
Zadir. Chiedilo a quelle spoglie.
Delmira.   No, padre mio, lo giuro.
Il cuor fra queste spoglie serbo illibato e puro.
Zadir. Non lo creder.
Camur.   Ti accheta. (a Zadir
Zadir.   Perchè in straniero arnese?
Delmira. Per compiacere in questo chi libertà mi rese.
Zadir. Menzognera!
Camur.   Ti accheta, (a Z.) D’amor ti han ragionato?
Delmira. Posso dar questa mano a chi la fede ho dato.
Zadir. Dammela.
Camur.   Vuoi tacere? Figlia, tu se’ in periglio.