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LA BELLA SELVAGGIA 533
Zadir. Donna colà si asside superba in ricche spoglie,

Sarà donna Europea, padrona in queste soglie.
Sì, se la mia Delmira gli empi mi hanno involata,
Vo’ fare una vendetta. Colei cada svenata.
(Corre con un dardo per uccidere Delmira, e conoscendola si
arresta.

Delmira. Ah Zadir! s’alza
Zadir. Ah Delmira, tu con tai vesti indegne?
Tu d’infedel cingesti le vergognose insegne?
Ah sì, da quelle spoglie conosco a mio rossore,
Perfida, che hai macchiato di fellonia il tuo core.
Svenare una nemica volea con mano ardita,
E in te di una nemica vo’ togliere la vita.
(si avventa col dardo
Delmira. Fermati. Ah non ravvisi, dal tuo furor spronato,
Che sei per ogni parte dall’armi circondato?
Che ti giova il mio sangue versar da queste vene.
Se il colpo ti prepara la morte e le catene?
Zadir. Vengano le catene, venga la morte ancora,
Disprezzo ogni periglio, purché tu cada e mora.
Delmira. Barbaro, in che ti offesi? credi alle mie parole;
Fida ti sono, e invoco per testimonio il sole.
Ai numi della patria serbo il natio rispetto,
A Zadir che m’adora, riserbo il primo affetto.
Venero il padre mio. Fra queste spoglie invano
Tentasi la mia fede; ho il cuore Americano.
Zadir. Perchè le natie vesti cambiar colle straniere?
Delmira. L’obbedire in sì poco mi parve mio dovere.
Schiava degl’inimici, soggetta in queste soglie,
Potev’io compiacergli in men che nelle spoglie?
Se in libertà mi lasciano gli affetti miei primieri,
Le vesti che ho cambiate non cambiano i pensieri.
Serbo la mia innocenza, serbo la mia virtù,
Sono del cuor padrona, son tua: che vuoi di più?
Zadir. Vieni meco.