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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1927, XXIV.djvu/560

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556 ATTO QUARTO

SCENA V.

Camera.

Schichirat con una bottiglia di vino.

Or che nessun mi vede, posso finir di bere. beve

Il piacere del vino sorpassa ogni piacere.
La testa ho riscaldata; il sonno or ora viene;
Quando avrò ben bevuto, oh dormirò pur bene!
Benedetto il momento che qui siete arrivati.
Felici possessori dei vini delicati.
E vorrebbe Zadir che il loro capitano
Potessi a tradimento svenar colla mia mano?
Per sì dolce bevanda s’io possedessi il trono,
Tutto l’oro d’America vorrei dar loro in dono.
La vista agli Europei coll’oro si consola.
Io pascolo col vino il gusto della gola.
Nel bere quando posso, stan tutti i gusti miei,
E quanto più ne bevo, più ancor ne beverei. beve
Saldi, saldi, ch’è questo? par che balli il terreno.
No, no, son io che ballo coll’allegrezza in seno.
Pare che non ci veda. Eh, di veder non curo.
Se ho la bottiglia in mano, posso vuotarla al scuro. beve

SCENA VI.

Rosina e detto.

Rosina. Ecco qui Schichirat. Par briaco davvero.

Lascia pur; divertirmi con quella barba io spero.
Schichirat. Poco ancor me ne resta. (traballando
Rosina.   Amico, come va?
Schichirat. Va bene. beve
Rosina.   Mi rallegro; buon sangue e sanità.
Schichirat. Non lo dite a nessuno.
Rosina.   Ch’io parli non temete.