Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1927, XXIV.djvu/576

Da Wikisource.
572 ATTO QUINTO
Piccarino.   Conducetelo altrove.

Schichirat. Perchè su quella testa un fulmine non piove?
Che non s’apre la terra, e alla presenza mia
Il diavol non la porta dei mostri in compagnia?
Fiere di queste selve, orsi, venite fuore,
Venite a divorare di quell’indegna il cuore.
E coll’ugne e coi denti tanti colpi crudeli
Fatele, quanti furo della mia barba i peli.
(parte col Soldati

SCENA IV.

Rosina e Piccarino.

Rosina. Affé, mi vien da ridere.

Piccarino.   Al povero selvaggio
Levandogli la barba, faceste un grande oltraggio.
Vedendosi sbarbato ei n’ebbe tal dispetto,
Come se ad una donna levassero il belletto.
È ver che colla mano torna il bel che si perde.
Ma spiace che si veda sotto del rosso il verde. parte

SCENA V.

Rosina sola.

Oh gli par di aver detto una bella sentenza!

S’ingrassano questi uomini a dirci un’insolenza.
Povero sciagurato! un poco di belletto,
Dato senza malizia, non è sì gran difetto.
Lo so ancor io che un volto vermiglio per natura
Val più di quel che ad arte corregger si procura.
Ma poche sono quelle ch’han sì bella fortuna;
Perciò suole ingegnarsi la pallida e la bruna.
Cosa è meglio? vedere un rosso artifiziale,