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GIUSTINO | 57 |
SCENA II.
Ergasto solo.
Non ha per arrestarlo il violento
Desio comun di ravvisar se stesso.
Dirgli non ho potuto ch’ei commette,
Vitaliano uccidendo, un fratricidio;
Ch’ebbe comune a quel crudel la culla.
Misero me!... Ma che far posso? Il Cielo
Così destina 1; il suo voler si faccia.
Io mi sento morir senza la cara
Compagnia di Giustino. Io più di figlio
Sempre l’amai. Ma se non piace a’ 2 Numi
Che meco ei sia, vuo’ sofferir 3 con pace
Ancor questo cordoglio. Alle mie fiere 4
Tempo è ch’io rechi l’alimento usato.
Fremer le sento 5. A ripigliare 6 il vaso
Che loro serve a dissetar la gola.
Vadasi dunque. E pur è ver; le belve
Rispettan quel che le alimenta e nutre,
Lo che spesso non fan gli uomini 7 ingrati, 8
Ma qual mai fora 9 lo strepito d’armati,
Ch’ora si sente? Ecco un guerrier; si fugga,
Poiché la cruda militar licenza
Poco rispetta la canuta etade.
(si scosta, e lascia le chiavi del10 cancello
Ma le chiavi scordate?... Ecco il guerriero.
Non tornerei se colà dentro avessi
Un tesoro lasciato. parte
- ↑ Nel ms. c’è qui il punto interrogativo.
- ↑ Ms.: ai.
- ↑ Così nel ms.; nell’ed. Zatta: soffrir.
- ↑ Ms.: Fere.
- ↑ Nell’autografo era prima scritto: M’han già veduto; ma queste parole furono dall’autore cassate e sostituite con le altre che sopra ai leggono.
- ↑ Ms.: ripigliar.
- ↑ s.: gl’uomini.
- ↑ Seguono nell’antografo questi versi che nell’ed. Zatta furono alterati: Chetatecvi, ch’io vengo. Ecco la chiave; (apre colla chiave il cancello) — Ogni dì più la man si fà tremante — E scemando le forze... Ah qual d’armati — Strepito sento / Ecco un Guerrier; si fugga ecc.
- ↑ Così l’ed. Zatta. È da correggere fia?
- ↑ Ms.: al.