Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1927, XXIV.djvu/68

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ATTO TERZO
Brami Arianna...

Anastasio.   S’estinta io la volessi,
Poco mi costerebbe 1. Or l’ira mia
Te sol brama punir.
Giustino.   Ma di qual fallo?
Ma in che peccai?
Anastasio.   Chiedilo al cor profano;
Egli te lo dirà.

SCENA IX.

Amanzio e detti.

Amanzio.   Signor, ritorna

L’inimico a insultar. Vitaliano,
Raccolti i suoi guerrieri, a noi s’avanza
Minaccioso viepiù. Le nostre genti
Pronte sono al cimento, e a invigorirle
Util sarà la tua presenza.
Anastasio.   Andianne.
Quest’idra pertinace al fin s’atterri
Una volta per sempre.
Giustino.   (Ei riede al campo,
E di me non si cura, e non rammenta
Ciò che feci in suo pro colla mia spada?)
Deh! signor, per pietà...
Anastasio.   La pietà tace
Dove parla giustizia.
Giustino.   Usa giustizia
Dunque all’opere 2 mìe. Rammenta, Augusto,
Ciò che 3 feci per te.
Amanzio.   (Non andò invano
Il colpo ch’io vibrai). Taci, superbo,
Non irritar di Cesare lo sdegno.

  1. Così il ms.; nell’ed. Zatta: costarebbe.
  2. Così il ms.; nell’ed. Zatta, per isbaglio: opre.
  3. Ms.: ch’io.