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Triticone. Figlia, sediamo, (siedono

Poichè di grave affar parlar dobbiamo.
Rosalba. Eccomi, dite pur.
Triticone. V’arricordate
Dell’astrologo d’ieri?
Rosalba. (È Giacinto senz’altro. Oh me felice!)
Triticone. Egli è 1 un uomo dabben, sa quel che dice;
Benchè sia giovinetto,
Ha del gran sale in zucca;
È un indovin sincero,
Che mentire non sa, ma dice il vero.
Rosalba. Non ne dite di più; già son per lui...
Triticone. Bene, bene, pensate
Dunque a quel ch’ei v’ha detto, e rissolvete.
Rosalba. Per me son contentissima,
li partito mi piace, è da par mio.
Triticone. Se voi vi contentate....
Rosalba. Io son pronta anche adesso.
Triticone. (Ahi, che la gioia
Mi fa tutto sudar, e già dagli occhi 2
Per l’allegrezza mi distilla il pianto).
Rosalba. Ma che avete, signor, perchè piangete?
Triticone. Piango per il contento.
Rosalba. Oh benedetto
Siate pur mille volte! oh quanto v’amo!
Oh quanto v’amerò fino alla morte!
Triticone. Anch’io, figlia, v’adoro, or non più figlia,
Ma sposa.
Rosalba. Oh che bel nome!
Oh quanto mi consola!
Ma quando si conclude?
Triticone. (Questa sua fretta
È ben segno d’amor). Dammi la mano,
Vuò consolarti, o bella, in questo punto.

  1. Nel testo: Egl’è.
  2. Nel testo: dagl’occhi.