Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1928, XXVI.djvu/104

Da Wikisource.
102
Rosalba. Ma lo sposo dov’è?

Triticone. Dov’è lo sposo? Tu mi burli, Rosalba 1;
Eccomi, non mi vedi? È forse amore,
Ch’ora cieca ti rese?
Rosalba. Voi?
Triticone. Io, sì, perchè?
Rosalba. À à à à, meco scherzate affè.
Triticone. Come scherzar? Voi stessa
Non diceste d’amarmi?
E che d’esser mia sposa ancor bramate?
Non abbiate rossor, siam qui tra noi.
Rosalba. Dell’astrologo intesi, e non di voi.
Triticone. Ma l’astrologo appunto
Non vi parlò di me? Non vi predisse,
Che sol per vostro bene
D’un vecchiarel consorte il Ciel vi vuole?
E che la gioventù tradir vi puole?
Rosalba. Nulla di ciò mi disse,
Ben di lui mi parlò, dice che m’ama,
Ch’è un cavaliero, e che mi vuol per sposa.
Triticone. Oh Ciel! Oh che gran cosa!
Ingannato son io. Figlia, colui
È un mendace, è un briccon, non gli abbadate.
Rosalba. Prima voi mel lodaste, or lo sprezzate?
Triticone. (Giacchè scoperto io sono,
Vuò tentar persuaderla all’amor mio;
Simular quest’ardor più non poss’io).
Rosalba. (Mie tradite speranze!)
Triticone. Ah gentilissima
Rosalba mia bellissima,
Se obbediente fin’or stata mi siete.
Siatelo in questo punto. Io già v’adoro.
Rosalba. So ben che voi m’amate,
Come padre e tutor.

  1. Questo verso così si legge nel testo.