Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1928, XXVI.djvu/139

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LA BIRBA 137
Orazio. Le vostre pompe e gale...

Lindora. Quel ziogo maledetto...
Orazio. Il vostro praticar gran cavalieri...
Lindora. El vostro morosar con questa e quella...
Orazio. Vostro poco cervello...
Lindora. Vostro poco giudizio...
Orazio. È stata la cagion...
Lindora.   Xe stà il motivo...

Orazio. a due Del nostro precipizio.
Lindora
Orazio. Cosa mai si può1 far? Vi vuol pazienza 2.

Lindora. Inzegneve pur vu, za mi gh’ò in testa
Una resoluzion bizzara e presta.
Orazio. Mia sorella Cecchina, a cui palese
Ho fatto il caso mio,
Dovria darci soccorso 3.
Lindora.   Arecordeve,
Che senza de culìa mi voggio far,
Se da fame credesse anca crepar.
  Scufia bon zorno,
  Andrien a spasso,
  Cerchi, ve lasso,
  No fe più per mi4.
Orazio. Anch’io penso di farne una assai bella,
Ma non viene e mi burla la sorella.
Or è meglio ch’io parta,
Che se qualcun mi vede in questa guisa,
Creperà certamente dalle risa.
  Io sembro di quelli
  Che a mezzo l’estate
  Si vedono snelli
  Giocare al ballon 5.

  1. Valvas.: puol.
  2. Valvas.: pacienza.
  3. Nella ed. Valvasense e nella cit. rist. la scena si svolge ora diversamente, come vedesi in Appendice.
  4. Zatta: No fe per mi.
  5. Forma dialettale: pallone,