Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1928, XXVI.djvu/138

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136 PARTE PRIMA

SCENA III.

Lindora e detto.

Lindora.   No la se incomoda,

  Caro lustrissimo;
  No, no certissimo,
  Za son a casa,
  Resti pur là 1.
Orazio. (Sempre da cavalieri ella è servita,
Ma adesso anco 2 per lei sarà finita).
Lindora. Oe fermè 3, barcarioli4,
Dè una siada indrio 5.
Sior marchese, l’aspetto
Stamattina a disnar.
Orazio. Venga, venga, che avrà ben da mangiar.
Lindora. Sior Orazio in camisa, e su la strada? 6
Che? Seu deventà mato?
Orazio. Io già pazzo non son, ma disperato.
Lindora. Come sarave a dir?
Orazio.   Guardate in alto,
Quel cartello leggete.
Lindora. Qua dise: Casa d’affittar.
Orazio.   Ridete?
Or sappiate che alfine i creditori
M’han cacciato di casa;
I mobili s’han preso,
Colà entrar non si puote.7
Lindora. Oh povera Lindora,
Come songio ridotta?8.

  1. Ed. Valvas. e rist. cit.: La resti pur là.
  2. Edd. Ghislandi, Tevernin, Zatta: ancor.
  3. Ghisl., Tev., Zatta: Oe, oe fermi
  4. Valvas.: barcaroli.
  5. Sciare all’indietro, per fermare la barca.
  6. Ed. Valvasense: in camisa è su la strada?
  7. Segue nell’ed. Valvasense e nella rist. Venetia-Bassano: "Moglie mia, così suole — Far chi non ha giudizio; — Per le poste siam iti in precipizio".
  8. Nell’ed. Valvas. e nella rist. cit. segue qui l’arietta: "Scuffia, bon zorno, — Andrien, a spasso, — Cerchi, ve lasso, — No fe più per mi".