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LA BIRBA 135
Per i debiti miei fui discacciato.

Cecchina. Io non saprei che farvi.
Orazio.   In questo stato
Non vi muovo a pietà?
Cecchina.   Me ne dispiace.
Orazio. Soccorretemi dunque.
Cecchina.   Andate in pace.
Orazio. Come? Sorella ingrata,
Così meco 1 spietata?
Sapete quanto amor che vi portai.
Cecchina. Io veramente il vostro amor provai,
Quando mi discacciaste
Di casa sì vilmente,
E la mia dote riduceste in niente.
Orazio. (Ella2 ha ragion, ma voglio fare il bravo).
Orsù, non tante ciarle;
Datemi da vestire, e se da uomo
Abiti non avete,
Datemi un qualche andrien, che tanto serve.
Cecchina. Ma da una miserabile
Che vorreste voi mai?
Orazio. Orsù, Cecchina, ho pazientato assai.
O aprite questa porta,
O giù la getterò.
Cecchina. Aspettate, fratel, ch’io l’aprirò.
(S’inganna, se m’aspetta;
Vuoto la casa e me ne fuggo in fretta.)
Orazio. Ma una gondola giunge.
Sarà forse mia moglie.
Oh questa è bella,
Che fuor di casa dovrà stare anch’ella3.

  1. Ed. Valvas. e rist. Venezia-Bassano: Meco così.
  2. Edd. Valvas. e Ghislandi: Lei.
  3. Così l’ed. Ghislandi (Milano. 1743) e le ristampe Tevernin e Zatta; ma nella ed. Valvasense (Ven. 1735) e nella rist. Venezia-Bassano la fine di questa scena è alquanto diversa, come vedesi in Appendice.