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L'IPPOCONDRIACO 175
È che il medico mio di me si rìde.

Dice ch’io non ho febbre, e pur mi sento
Sempre il polso alterato.
Dice che ho buona ciera, ed io mi vedo
Tutti i dì nello specchio,
Che vengo secco, smunto, giallo e vecchio.
Oimè 1 Cos’è mai questo?
Mi batte il cor, mi palpita il polmone:
La sistole, la diastole,
Il diafragma, il pancreate e gl’intestini
Si rìvoltan sossopra.
Presto, presto, acqua fresca:
Melinda, dove siete?.
Oimè, mi manca il fiato,
Più rimedio non v’è, già son andato.

Le gambe mi tremano,
     Le luci s’abbagliano,
     Mi manca il respiro,
     Non sento, non miro.
     Casco, casco:
     Saldo, saldo:
     Che freddo, che caldo!
     Vo tutto in sudor.

SCENA IV.

Melinda da chimico, e detto 1.

Melinda. Signor Ranocchio amabile,

Perchè così frenetico
Sentovi esaggerar per questa camera?
Ranocchio. Chi siete mio bel giovine?
Melinda. Io son vostro umilissimo
Servo divoto: un chimico.

  1. Nelle più antiche stampe: In questo vien Melinda da Chimico.