Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1928, XXVI.djvu/178

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176 PARTE PRIMA
Ranocchio. Quello forse...?

Melinda.   Benissimo.
Quel che vi manda il nobile
Signor Pancrazio Fragola.
Ranocchio. Amico mio carissimo,
Sedete, e discorriamola.
Melinda. V’obbedisco, signor; via comandatemi.
Ranocchio. Da questo viso pallido,
Dagli occhi lagrimevoli,
Da questo sputo torbido,
Dal respirar difficile,
Della mia infermità siete certissimo.
Melinda. (Che pazzo da legar!)
Ranocchio.   Dentro lo stomaco
Ho un acido insoffribile,
Che struggerla in un dì più di sei pecore.
Melinda. Il polso?
Ranocchio.   Agitatissimo:
Melinda. Lasciate ch’io lo senta: egli è durissimo.
Ranocchio. Alla vostra virtude io raccontandomi.
Melinda. (Sei ben raccomandato). Assicuratevi
Del mio buon cor. Promettevi
Guarirvi in breve termine.
Ranocchio. Ditemi, in quanti mesi?
Melinda.   Adesso subito,
Io non son di quei medici.
Che ad ogni lieve mal fan trenta recipe.
Ranocchio. La mia borsa lo sa quel che costumano!
Melinda. Nemmeno un di quei semplici
Che un recipe medesimo
Danno ai grassi ed ai magri, ai vecchi e ai giovani.
Ranocchio. Error troppo palpabile!
Ma qual sistema è il vostro?
Melinda.   Io degli empirici
Sieguo l’usanza facile,