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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1928, XXVI.djvu/197

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MONSIEUR PETITON 195
Graziosa.   Oh non s’incomodi,

Che io voglio servirla.
Petronio. Giust ancor quest ghe vorria da nov;
Se i crepa, a no me mov.
Petiton. Voi state bien galant, man car madama.
Petronio. Oh adess mo a stagh fresch.
Cossa oja mo da far? s’a resto qua,
La mi buttega in precipizio va:
E s’a li lass qua soli,
E1 complimento pol andar più innanzi.
Petiton. Madama, si vou plè 1,
Noi jocherone un poco.
Graziosa. Quel che comanda lei. Signor Petronio,
Date un mazzo di carte.
Petronio. Le cart a le ho schiancà 2,
Che in casa mi no vui de ste età 3.
Graziosa. Come sarebbe a dire?
Abbiate più giudizio,
Se veder non volete un precipizio.

Se creanza non avete,
     Insegnacela saprò.
     Star soggetta? Oh questo no.
     Bella sarebbe
     Ch’io non potessi,
     Quando volessi,
     Giocar e cantar,
     Saltar e ballar,
     E far sempre a modo mio!
Io v’ho preso non so come4
     Che di me non eri degno 5
     Vi consiglio aver ingegno:
     Altrimenti... so ben io 6.

  1. Zatta: plait.
  2. Scciancar o sfiancar: stracciare, lacerare. V. Claudio Ermanno Ferrari, Vocabolario Bolognese Italiano, 2a ed., Bologna, 1835.
  3. O anche qutà, cose, faccende: v. Ferrari e altri.
  4. Zatta: e non so come.
  5. L’ed. Zatta corregge, di suo arbitrio: Che non n’eravate degno.
  6. Segue nelle vecchie stampe: Se creanza ecc.