Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1928, XXVI.djvu/274

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272 PARTE PRIMA
Filiberto. Vada a prender le doppie...

Lilla.   E pur è brutta,
Come il brutto demonio.
Filiberto. Le doppie della dote,
Giusta1 il nostro contratto,
Altrimenti, signora, io me la batto.
Lilla. Senta questa, e poi vado:
A un giovine mercante,
Cui parlò dal balcone una sol volta,
Ha avuto tanto ardir questa sfacciata
Di chieder una veste ricamata.
Oh se volessi dir! Ma son prudente,
Abbado a quel che faccio,
E le cose degli altri osservo, e taccio.
Però di quella smorfia
Mormora il vicinato,
Parlan male di lei tutti d’intorno...
Vado a prender le doppie, e presto torno. (parte

SCENA III.

Filiberto solo.

Sia ringraziato il Ciel che se n’è andata.

Oh che donna prudente!
Guard’il Ciel se parlasse!
Ma vengano le doppie, e parli poi
E de’ fatti degli altri, e delli suoi.
S’inganna ben, se crede
Che io la voglia in consorte; il mio pensiero
Presto le sarà noto:
Bramo la dote sua; questo è il mio voto.

  1. Valvas. e Tev.: giusto.