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PARTE SECONDA.

SCENA PRIMA.

Lesbina sola.

Chi ben comincia è alla metà dell’opra;

Onde ho sicura spene
Di finir ben, se cominciai sì bene.
Il filosofo alfine io persuasi
Ad esser meno austero,
E in breve non dispero
Renderlo ancora amante
Con la virtù d’un femminil sembiante.
Per far che maggiormente
Egli di me s’accenda.
Farò che il mio saper siami di scorta:
Già imparai quanto basta
Per comparire in tal materia accorta1.
Fin ch’ei sia preso al laccio
Sarò modesta e umile,
Ma quando sarò moglie,
Col filosofo mio cangerò stile.
Eccolo: a te, Lesbina:
Vincendo un uomo dotto,
Farai vedere al mondo,
Che le donne non van sempre al di sotto.

SCENA II.

Anselmo e detta.

Anselmo. Siete voi la signora... (oh m’è scappata)

Perdonatemi in grazia2 è lei la dama
Padrona della casa?

  1. Gli otto versi che seguono, non si trovano stampati nella prima edizione veneziana (1735), ma vi sono dei puntini.
  2. Zatta: Mi perdoni di grazia ecc.