Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1928, XXVI.djvu/346

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344 PARTE PRIMA
Livietta.   Sei sordo?

Cardone. Dunque, che far dovrò?
Livietta.   Fa ciò che vuoi:
Io penso ai fatti miei, tu pensa ai tuoi.
Cardone. Mingon, parla per me. (a Mingone
Livietta.   Taci, non voglio
Moltiplicarmi il tedio
Con le tue voci ancor. (a Mingone
Cardone.   Dunque ti lascio;
Dunque parto, crudel.
Livietta.   Va pur.
Cardone.   Ma dimmi,
Che t’ho fatto, ben mio? Cara Livietta,
Bella più di Cleopatra,
Io ti fui più fedel di Marcantonio.
Ma dillo tu, faccia di testimonio. (a Mingone
  Gioia mia, devo partire
  Così afflitto e sconsolato?
  Disgraziato, - che t’ho fatto?
  Niente affatto. - Dillo tu...
  Come fu... - parla per me. (a Mingone
  Sei tu sola il mio tesoro,
  Per te languo, per te moro,
  Senza te non posso stare.
  Dillo tu, non è così? (a Mingone
  Signor sì, che così è.
Livietta. Ma questo pianto tuo quasi mi move
I dolori di corpo.
Cardone.   Orsù, t’intendo.
Morto mi vuoi veder? Morrò, già vado,
Vado della Giustizia
Da me stesso in le man; io le mie colpe
Pubblicherò; dirò che per Livietta
Tutto il mio consumai,
Indi quello degli altri ancor rubbai.