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LA FAVOLA DE' TRE GOBBI 415
Conte. Veda, signora mia,

Osservi in cortesia:
Questi due monacelli,
Ch’io tengo uno per parte,
Son fatti con tal arte,
Ch’uno con l’altro1 in equilibrio accorda,
E sembro appunto un ballarin da corda.
Madama. Non ne dica di più, lo so, lo credo,
Lo capisco, lo vedo:
Lei è tutto ben fatto;
Lei è tutto gentil. (Lei è un bel matto).
Conte. Senta, signora mia, per dir il vero,
Io son un cavaliero
Ameno e disinvolto;
Se lei mi osserva in volto,
Un certo non so che vi vederà,
Che s’accosta di molto alla beltà.
Circa la grazia poi, non fo per dire,
Osservi la presenza:
Col piè sempre in cadenza,
Nelle braccia grazioso,
Nel gestir manieroso,
Si può dire ch’io sia cosa compita.
E poi che serve? 11 conte Beliavita.
  Veda che garbo,
  Veda che brio,
  Tutto son io
  Grazia e beltà.
  Io con le dame
  Son tutto amore,
  Son l’amorino,
  Caro, carino,
  Son per le donne
  Tutto bontà.

  1. Così Zatta. Edd. precedenti: coll’altro.