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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1928, XXVI.djvu/418

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416 PARTE PRIMA
  Ma a chi m’offende

  Sono terribile,
  Con braccio orribile,
  Con luci irate,
  Tiro stoccate
  Di qua, di là.
  Fatene stima,
  Non mi lasciate,
  Se voi bramate
  D’esser felice;
  Ognun mi dice,
  Ch’io sono bello,
  Ch’io sono quello
  Che fa l’onore
  Della città.
Madama. Non si stia a faticare1.
Sempre meno dirà di quel che appare.
Ma, se tanto è grazioso,
Sarà anco2 generoso.
Conte.   Eh cosa importa?
Dov’è grazia e beltà,
Non si ricerca generosità.
Madama. Signor, lei mi perdoni3, in questo sbaglia.
Un amante, ancorchè bello e grazioso,
Quando si mostra avaro,
Alla donna non puol4 esser mai caro.
Conte. Dunque con i miei vezzi
Io non posso da voi sperar affetto5?
Madama. Per me vi parlo schietto,
Se mi volete innamorar da buono,
Fate che della borsa io senta il suono.
Conte. Sarà dunque un amor interessato.
Madama. Sarà l’amor6 che dalie donne è usato.

  1. Ed. Occhi: affaticare.
  2. Occhi: ancor.
  3. Occhi: Signore, mi perdoni.
  4. Occhi: puote.
  5. Occhi: Io sperare da voi non posso affetto?
  6. Occhi: un amor.