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LA FAVOLA DE' TRE GOBBI 417
Conte. Parmi di sentir gente.

Madama.   Ah dite piano,
Poichè tengo un germano,
Ch’è piuttosto cervello stravagante;
Se ci sente, vorrà far l’arrogante.
Conte. Tiriamoci più in qua. Torniamo un poco
Al discorso di prima.
Per esempio, volendo
Darvi un segno d’amor, quest’orologio,
Dite, saria opportuno?
Madama. Ah sì, ne ho perduto uno
Simile appunto a quello.
Conte. Guardate con che grazia io vel presento.
Madama. Oh che grazia gentil! Siete un portento.
Conte. Mi vorrete poi bene?
Madama.   Uh tanto, tanto.
Conte. Vi piace il volto mio?
Madama.   Siete un incanto.
Conte.   Vezzosa gradita,
  Mio dolce tesoro.
Madama.   Per voi, Bellavita,
  Io smanio, io moro 1.

a due Che dolce contento
Ch’io provo, ch’io sento!
Che brio! che beltà!
Conte.   Ohimè, sento gente.

Madama.   No, no, non è niente;
  Sarà mio fratello.
Conte.   Ha poco cervello,
  Tremar ci farà.
Madama.   Non tema di nulla;
  Stia fermo, stia qua.
Parpagnacco.   Padron riverito. (esce2

  1. Così il testo.
  2. Ed. Occhi: vien Parpagnacco.