Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1928, XXVI.djvu/534

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532 PARTE SECONDA
Per sino che si può.

Cecchina. Oh questo poi no... (tira a sèì Ippolito
Rosina. Lo voglio per me... (come sopra
Cecchina. Passate di qua...
Rosina. Voltatevi a me...
Cecchina. Venite...
Rosina. Sentite...
Ippolito. Fermatevi, ohimè.
Con questo grand’amore
Voi mi stroppiate affé.

Cecchina.
Rosina.
Ippolito.
a tre Ohimè! che nel mio core
Speranza più non v'è.
(Esce con due Villani vestiti con caricatura, che non parlano, ma secondano i gesti.

Fabrizio. Signor Marchese,
Signor Barone,
Venga, s’accomodi;
Venga, è padrone;
Dalle ragazze
Vengano pur.
Ippolito. Chi son questi signori?
Fabrizio. Questi è il marchese Asdrubale,
Questi è il baron del Pifaro.
Ippolito. Che vogliono da me?
Fabrizio. Veduto han la Cecchina,
Veduto han la Rosina,
E la vorrian per sè.
Ippolito. Con lor buona licenza,
Coteste son per me.
Fabrizio. Cecchina cosa dice?
Rosina che vuol far?
Cecchina. Signor Marchese,
Serva umilissima. (s'inchina
Rosina. Signor Barone,