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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1928, XXVI.djvu/82

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80 PARTE PRIMA
Che non si scioglie più sino alla morte;

Ma nodo tal (per quello
Che sento a raccontar da tante e tante)
D’ogn’altro assai più duro e più pesante.
Se poi questo si scioglie, e vedovella
Resta l’afflitta donna,
In loco d’acquistar sua libertade,
In un laccio peggior, misera, cade:
Laccio che dal maligno
Mondo le1 vien tessuto;
Ognun guarda i suoi passi,
Ognun pesa i suoi detti, ed un veniale
Peccato in lei può divenir mortale.
Lo diceva mia madre,
Che vedova rimasta e giovinetta,
Spesse volte costretta
Di pianger si trovò, benchè innocente,
Per satirica lingua e maldicente 2.
Ma fra tanti malanni
Credo che sia il peggiore
Quello d’esser soggetta ad un tutore
Indiscreto, noioso,
Cattivo, fastidioso.
Questo, meschina 3, è il laccio mio crudele.
Ma saprò liberarmi
Da tanta soggezion col maritarmi.
Verrà quel dì, ma intanto
Ch’io mi trovo soletta, alle mie noie
Rimedierò col canto.
Cantar vuò quell’arietta:
  “Bella, se ti me lassi...”4
Ma no, ch’è troppo vecchia. È meglio questa:

  1. Così nell’ed. Zatta. Nelle precedenti edizioni è stampato gli.
  2. Questa che si lagna è Zanetta Casanova: v. Nota storica.
  3. Nelle edd. Tevernin, Savioli e Zatta c’è il punto esclamativo.
  4. È dialetto veneziano. Soltanto nell’ed. Zatta si legge: se tu mi lasci.