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278 ATTO SECONDO
Io mi chiamo il marchese Papafico.

Menghina. (Oh che nome curioso!)
Bertoldo. (Oh che piacer gustoso!)
Vuol ch’io la serva?
Menghina.   Lei può 1 comandare.
(torna Bertoldino con Cacasenno
Bertoldino. (Vieni meco: sta zitto, e non parlare).
Cacasenno. (Ma se donna non sono...)
Bertoldino. (Chetati, animalaccio, o ti bastono).
Menghina. Bertoldin, chi è colei?
Bertoldino. Badate ai fatti vostri, io bado ai miei.
Bertoldo. Dice bene: lasciate che ognun goda.
Facciamola alla moda.
Bertoldino. Mia cara mascheretta. (a Cacasenno
Menghina. Oh razza maledetta!
Bertoldino. Ti voglio tanto bene.
Menghina. Bertoldin, chi è colei?
Bertoldino. Badate ai fatti vostri, io bado ai miei. (a Menghina
Bertoldo. Venite, state salda. (a Menghina
Menghina. La testa mi si scalda.
Bertoldino. Sì, caro idolo mio. (a Cacasenno
Menghina. Indegno... (a Bertoldino
Bertoldino. Taci tu, che taccio anch’io. (a Menghina
Menghina. Chi è colei?
Bertoldino.   Chi è colui?
Menghina. Io non lo so.
Bertoldino. Io lo voglio sapere.
Menghina.   Io lo saprò 2.
Vuò conoscere quella Marfisa.
Bertoldino. Vuò saper quel Zerbino chi è.
Cacasenno. (Io mi sento crepar dalle risa).
Bertoldo. (Vuò che impari a burlarti di me).

  1. Ed. Fenzo: puol.
  2. Non c’è questo verso nell’ed. Zatta; e nell’ed. Tevernin è posposto per errore.