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426 ATTO PRIMO
Lega altrui la mia fè, non il mio core;

Tu il mio primiero amore,
Tu l’ultimo sarai:
Sempre t’adorerò qual t’adorai.
Roberto. Quest’inutile affetto
Forzati, o bella, a discacciar dal seno!
Oggi il prence s’attende,
Che a te destina il padre tuo in consorte;
Segui pur la tua sorte,
Il nuovo sposo adora,
A me più non pensar; lascia ch’io mora.
Rosmira. Roberto, oh dio! Roberto,
Mal conosci il mio cor, se così parli.
Pria ch’esser d’altri, che di te consorte,
Sposa, lo giuro al Ciel, sarò di morte.
Roberto. Ma il genitor...
Rosmira.   Ma il genitor, che giace
Sulle piume languente, egro ed antico,
Di me invan disporrà.
Roberto.   Ma il tuo germano?
Rosmira. Cleante ama Dorinda:
Questa germana tua può far ch’ei voglia
Sol col nostro voler.
Roberto.   Ma se già date
Son le fedi tra voi, che dirà il mondo
Della tua debolezza?
Rosmira.   Io non ascolto
Che le voci del cor.
Roberto.   Ferrante stesso
Giunger qui dee, pria che tramonti il sole.
Rosmira. Giungavi. Tornerà là donde ei viene.
Roberto. Rosmira, ah non conviene
Per un debole amor tradir l’onore.
Rosmira. Di’ che non senti amore,
Barbaro, tu per me; che un bel pretesto