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qu’après leur avoir vu prendre la route de Verceil.„

Così l’ufficioso e molto timorato storico Jean Frezet, abate di Corte e pedagogo.

Certo è che rimasta vedova giovanissima, lanciata dal destino tra le vicende più tragiche che possano turbare un reame, Madama s’innalza nella nostra fantasia come un’immagine di forza e di avvedutezza che pochi regnanti possono vantare. Ella sa equilibrarsi tra cupidigie opposte, tra nemici formidabili. La Francia da una parte che è pure la sua patria perduta, la quale l’incalza contro la libertà del Piemonte con la politica subdola, terribile, inesorabile di Richelieu e del fratello Luigi XIII. Dall’altra la fortuna e la libertà del Piemonte che è anche la fortuna e la libertà del figlio superstite, un gracile bimbo di sei anni che ella adora e che sarà col tempo il grande Vittorio Amedeo; dall’altra i cognati: il Principe Tommaso e il Cardinale Maurizio implacabili contro la Reggente. Da questo nodo di cupidigie opposte scoppia la guerra civile del 1640. C’è, di quei giorni, una lettera di Madama che non si può leggere senza un fremito di commozione e di ammirazione, e che rivela la tempra veramente superiore di quella donna che ha paura d’esser donna. Ella deve lasciare per