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un natale a ceylon 71

cora una volta il suono delle campane delle Missioni, poi tace e mai mi son sentito così solo, benchè Patrick e Matthew mi seguano recando il fucile, le reti, le pinze. Ma quest’oggi non uccideremo. È nato nella mia terra il fratello di Gautama: la Bontà Suprema, che ogni tanti millennii s’incarna e culmina in un uomo, s’è «destata» un’altra volta in uno «svegliato».

Avanziamo in questi stretti sentieri simili a corridoi nel verde, scavati dalle escursioni notturne degli elefanti selvaggi. Sono le otto del mattino; la mezzanotte è dunque imminente in Italia, le mense a quest’ora s’inghirlandano di vischio e d’agrifoglio, le finestre s’illuminano nelle tenebre glaciali, nevose della notte sacra. Qui è mattino estivo, una luce abbagliante che giunge mitigata dalle cupole delle felci arborescenti, come un verde tremolio sottomarino; è il tepore di serra calda che dura eterno su questa fascia equatoriale della terra, una quinta stagione senza nome ch’io chiamerei Euforia; la demenza beata che accompagna le agonie senza fine di certi consunti. In questo tepore eterno, mitigato nella sera e nella notte da