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Pagina:Gozzi - La Marfisa bizzarra.djvu/118

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108 la marfisa bizzarra

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     — Certo — diceano e’ frati, — a sogni tali
i De profundis sono un gran rimedio;
ma rimedi sicuri e principali
sono le messe a levarci d’assedio.
— Lasciam questi discorsi, o commensali
— diceva Gano; — abbiate un po’ di tedio:
per questo forestiere di Guascogna,
a me commesso, consigliar bisogna.
36
     Egli è d’illustre casa e stirpe antica,
giovane e timorato del Signore.
Ebbe la sorte a’ giorni suoi nimica:
chi ben vive sempre ha persecutore.
Venuto è qui per ritrovarla amica,
avere incarco e viver con onore,
raccomandato alla mia debolezza,
che, qual è, sempre a ristorar fu avvezza.
37
     Angelin di Bordea, ch’era custode
del sigillo reale, è al ciel salito.
Chi può aver quell’incarco, molto gode.
Il parlamento de’ porlo a partito.
Io non so con qual arte, inganno o frode,
Angelin di Bellanda è fuor uscito,
s’è dato in nota, non ha concorrenza.
De’ far Filinor nostro esperienza.
38
     Chiedon certe persone i boccon grassi
con una sicumera ed una esordia,
che sembra in barbagrazia a’ capi bassi
debban ire i votanti di concordia.
L’incarco avuto, l’util va ne’ spassi:
mai fanno un’opra di misericordia.
Per coscienza intendo Filinoro
dia concorrenza a questo barbassoro.