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canto settimo 177

71
     Carlona, vecchio rimbambito, ascolta;
e perch’egli era d’impression gagliarda,
appena ebbe Rugger data la volta,
chiama il guascon, che un momento non tarda,
e disse: — Sappi che, se una sol volta
andrai dov’è Marfisa, ben ti guarda,
io te lo giuro da quel re che sono,
che ti farò morir senza perdono. —
72
     A Gano Filinor racconta il caso.
Il Maganzese corre a Carlo Magno,
e come bufol menalo pel naso,
narrando la faccenda da mascagno;
tanto che il rimbambito è persuaso,
e in rabbia con Rugger batte il calcagno;
e rivocando i primi ordini suoi,
disse al guascon: — Va’ a far ciò che tu vuoi. —
73
     Io so che mi dirá qualche lettore:
— È impossibil per queste frascherie
s’incomodasse un tanto imperatore. —
Rispondo ch’io non dico mai bugie,
e ch’egli avea ricorsi a tutte l’ore
per odii, per timor, per gelosie.
Dame e serventi, come le formicele,
volean dall’imperier cose ridicole.
74
     Ecco di nuovo incomincia la tresca
de’ nascondigli e degli amor secreti.
Terigi le minacce pur rinfresca,
quando il garbuglio stran Rugger non vieti.
Don Guottibuossi don Gualtier ripesca
e trova scuse, e gridano tra preti:
rattaccónanla un tratto, e quattro e diece;
ma alfin non c’è piú stoppa né piú pece.
e. Gozzi, La Marfisa bizxarra.