Pagina:Gozzi - La Marfisa bizzarra.djvu/229

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canto nono 219

55
     Cosi traendo il sangue al meschinello,
ragion non gli rendeva mai del speso,
dicendo: — Anzi n’aggiunse il mio borsello,
siccome un giorno il conto v’avrò reso. —
Terigfi era per perdere il cervello;
spesso da sé ragiona e sta sospeso.
I drappi gli eran larghi tutti quanti,
vuote aveva le guance e pengiglianti.
56
     Pel matrimonio, ch’era andato a monte,
il Gratta, stampator delle raccolte,
chiedeva il prezzo, e sudava la fronte
a lagnarsi col prete molte volte.
Diceva il prete: — E’ convien che tu smonte,
perché le nozze sono andate sciolte.
Vendi i tuoi libri a peso o in su’ banchetti:
vuoi tu che noi turiam d’essi fiaschetti? —
57
     Marco poeta s’era consumato
a far canzoni e la dedicatoria,
e il regalo promesso gli è negato,
donde pareva fuor della memoria.
— Corpo di Bacco! — giura in ogni lato —
del primo mio romanzo nella storia
vo’ metter la persona del marchese
in vista da far ridere il paese.
58
     E don Gualtier nel mio romanzo voglio
che sia preso da birri in una piazza,
posto in berlina, al petto con un foglio
che dica: «Stuprator d’una ragazza»;
che ad ogni modo ha riscosso e fa imbroglio,
ed ha condotto un mio pari alla mazza.
Nel mio romanzo la berlina è poco:
vo’ rallegrarmi a condannarlo al foco. —