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Pagina:Gozzi - La Marfisa bizzarra.djvu/244

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234 la marfisa bizzarra

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     Non v’è piú alcun che per santa non l’abbia.
Al parlatorio andava qualche volta,
ed affogando nei polmon la rabbia,
ragiona a Bradamante e umil l’ascolta.
Pur ruminando, come uscir di gabbia
potesse, andava, e in sé sta ben raccolta;
ma le porte eran chiuse in diligenza,
perocché la badessa avea temenza.
36
     Ipalca damigella andava spesso
a visitarla, e Marfisa con quella
diceva: — Ipalca, a te tutto confesso:
sappi ch’io sono un satanasso in cella.
Se tu non mi soccorri, un gran successo
udirai presto, una strana novella:
son giá determinata nel pensiero,
perdio! che appicco il foco al monastero. —
37
     Ipalca rispondea: — Gesú e Maria!
non fate questo per l’amor di Dio; —
e poiché aveva pianto, suggeria
qualche ripiego stolido e stantio.
Correa pel monastero una pazzia:
che si tenean per moral lavorio
l’opre e i romanzi del poeta Marco,
ed ogni tavolin n’era giá carco.
38
     Marfisa va leggendo que’ volumi,
ch’erano stati sempre suoi diletti,
e cerca ritrovar nei lor costumi
una fuga che in capo se le assetti.
La bella pellegrina le die’ lumi
circa al fuggir da’ chiostri benedetti,
la qual avea trovato una ragazza,
che l’era uguale e fé’bella la piazza.